lunedì 22 settembre 2008

Sto cominciando a diventare noioso?



Sì, lo ammetto. Scrivere di spazzatura non mi gratifica. Non dico che vorrei far volare il mio intelletto fino a chissà quali altezze (ognuno conosce i suoi limiti) ma, dico, potrei almeno occuparmi di argomenti frivoli quanto si vuole, però almeno eleganti e raffinati.

Invece eccomi qua, di nuovo a rimestare come un rattus norvegicus in mezzo ai rifiuti. Qualcuno (qualche abitante dei territori al di sopra della Linea Gotica, qualcuno di quei simpatici signori che ogni tanto indossano la camicia verde e fanno rifornimento di quarti di vino fino a superare ogni limite di tasso alcolemico previsto per qualsiasi attività.... e che pure, in questo momento, sono i veri padroni dell'Italia) potrebbe rispondermi: ma che vuoi, terùn, di cosa ti vuoi occupare, te che appartieni a quella razza inferiore che ha prodotto gente come Bassolino e Iervolino. E, visto che Bassolino, almeno una volta, l'ho votato (ma dovevate vedere le alternative...), neppure saprei cosa rispondergli.

Con notevole spirito di osservazione, qualcuno ha notato che l'emergenza del 2007-2008 è stata una montatura mediatica intesa a screditare il governo di centro-sinistra per provocarne una più rapida caduta (che noia, questa gente che non sa aspettare nemmeno pochi mesi) e orientare gran parte dell'elettorato indeciso verso tutt'altre direzioni. In effetti, nessuno può dirlo meglio di noi che ci stiamo in mezzo. Nel 2007 eravamo sommersi dai cumuli di immondizia fino al collo, ma nel 2004 ne abbiamo visti di alti fino ai secondi piani delle case, solo che allora chi controllava l'informazione nazionale stava al governo e non aveva interesse a mettere in piazza i panni sporchi (espressione quanto mai appropriata). Anche per quanto riguarda la criminalità, l'emergenza sicurezza e tutti i bla bla bla conseguenti si stava peggio nel 2004 che nel 2007, e non c'era neppure stato l'indulto. Peccato che la gente abbia la memoria corta... per quanto, a certi livelli, più che di memoria corta parlerei di demenza precoce.

Comunque, godetevi le mie nuove cartoline. Immaginate un sereno sabato d'autunno, 20 settembre 2008: scena idilliaca nei limiti di quanto lo consente un paesaggio urbano, qualcosa stile film americano degli anni '60, manca solo una canzone di Burt Bacharach come colonna sonora; una coppia di coniugi prossimi alla mezza età che fanno un giro di spese (nessuna illusione: hard discount e simili), la moglie che entra in un negozietto di abbigliamento low cost e comincia a dare un'occhiata. Lo sapete come sono fatte le donne: minimo mezz'ora persa, se va bene. Allora quel perdigiorno del marito cosa fa? Va in giro e, novello Robert Capa, si mette a fotografare i cumuli di spazzatura. Cito Robert Capa senza ironia: lui è saltato su una mina, io ho rischiato di essere travolto da due tamarri su uno scooter (tutti e due sullo stesso scooter e rigorosamente senza casco) mentre prendevo l'inquadratura in mezzo alla strada. Tutto questo nella zona del mercato settimanale (che doveva tenersi il giorno dopo) di Santa Maria Capua Vetere, Italia (o, forse, Burundi?), nel paese dell'emergenza risolta. Evvai!

domenica 7 settembre 2008

un altro aggiornamento, stavolta illustrato




Questa volta ci sono passato a piedi. Aversa, Parco Argo (zona residenziale e signorile, basta guardare i prezzi delle case), pomeriggio del 5 settembre 2008. Questa sarebbe l’emergenza risolta. Peccato che non possa mostrarvi anche la periferia di Macerata Campania, dove sono passato il giorno dopo: ma, allora, ero in macchina.
Che si stia facendo qualcosa in più di prima, è innegabile: ma non ci voleva molto a farlo. E, non so cosa provino quelli che lo hanno votato (ad Aversa sono molti: in provincia circola una leggenda metropolitana – ma sarà poi davvero tale? – secondo la quale Forza Italia avrebbe comprato i voti degli aversani a 50 euro l’uno, pronta cassa), ma a me bolle il sangue dalla rabbia ogni volta che un certo figuro compare in tv a lodarsi e imbrodarsi per aver risolto l’emergenza rifiuti in Campania.
Si parla tanto, e quasi sempre a sproposito, delle strategie della politica moderna, che sarebbe basata principalmente sul saper confezionare bene il proprio prodotto (anche se consiste nel nulla) e nel convincere le anime semplici degli elettori che questo è ciò di cui hanno bisogno. Se ne parla come se fosse una cosa normale, quasi scontata, ovvia: o si fa così o è meglio ritirarsi dalla partita. Personalmente, lo trovo disgustoso: non vorrei passare per bacchettone, ma mi sembra una prova decisiva dell’imbarbarimento dei tempi e della degenerazione morale, altro che i servizi fotografici su “Famiglia Cristiana” con le modelle in (castigatissimi) costumi da bagno: perché, sì, nel nostro Paese accade anche che qualcuno (peraltro considerato capace di intendere e di volere e con diritto di voto) si scandalizzi per questo, incurante di tutto il resto.
Non so quali a mentori e precursori facciano riferimento quelli che hanno ridotto la politica a un teatro di guitti e ruffiani, più di quanto non fosse anche prima, ma io ne conosco uno che il PdL dovrebbe onorare come il proprio padre nobile: Joseph Goebbels. Sciaguratamente per loro, in un momento particolarmente sfortunato, si ammazzò con la moglie e tutti i 7 figli (senza chiedere il consenso a questi ultimi) ma, se oggi tornasse redivivo, ci sarebbe certo un posto da ministro o addirittura vicepremier pronto per lui nel governo italiano.
Nel libro che ho appena finito (“Obiettivo: Mercedes nera”, di Miroslav Ivanov, uno degli ultimi numeri della splendida “Presadiretta” di Mondatori, uscito nel lontano 1972) si ricostruisce la storia dell’attentato che, nel 1942, portò all’uccisione del governatore tedesco dell’attuale Repubblica Ceca, il famoso “boia di Praga” Reinhard Heydrich (un tipo che ammazzava i cristiani come noi le zanzare ed era sposato con una donna talmente sensibile da preoccuparsi di rivendere ai fiorai, prima che appassissero, i fiori utilizzati al funerale di un figlio morto bambino investito da una camionetta). La storia è lunga e complessa e la ricostruzione dell’autore (uno storico ceco che trascorse diversi anni a intervistare i pochi testimoni superstiti) merita di essere letta direttamente, se qualcuno riesce a ritrovare il volume (io l’ho comprato su Ebay). Cito solo un episodio, l’ultimo: i partigiani cechi che compirono l’attentato finirono per nascondersi nella cripta sotterranea della cattedrale dei SS. Cirillo e Metodio a Praga; furono poi scoperti a causa della delazione di un traditore, tre settimane dopo; resistettero strenuamente a ogni tentativo di stanarli finché, terminate le munizioni, si uccisero prima di essere catturati. Durante le ore in cui centinaia di SS e soldati tedeschi li assediarono inutilmente, i cittadini di Praga pensarono a lungo che tutta la battaglia fosse una messinscena organizzata dal nuovo governatore tedesco, K.H. Frank, per far credere che finalmente l’efficientissima polizia tedesca avesse scoperto gli assassini di Heydrich (senza il traditore, invece, non ci sarebbe mai riuscita): alcuni praghesi pensarono addirittura che dentro la cripta stessero nascosti altri tedeschi e che i colpi sparati fossero a salve. Tutto questo perché, durante il periodo dell’occupazione nazista, avevano avuto modo di ammirare molte altre messinscene simili e subito in seguito il bombardamento della propaganda conseguente. Lo raccontavano, finita la guerra, come se fosse stato qualcosa di allucinante (e avevano perfettamente ragione).
Poveri cristi, chi sa cosa penserebbero adesso a vedere quello che stiamo passando qui. E’ proprio vero che “chi non conosce la Storia è condannato a ripeterla”… spero, almeno, non fino in fondo: anche se certe crociate contro capri espiatori accuratamente scelti e la precisa e costante volontà di aizzare le varie categorie della popolazione le une contro le altre, fanno temere che il peggio sia ancora di là da venire.