Passa il tempo e, ogni volta, mi trovo a dover ricominciare daccapo, nel senso che mi tocca ripetere sempre le stesse cose. Mi sento come quelli che non si tagliano mai la barba o i capelli per protestare contro un certo stato di cose finché questo dura; e, come queste stesse povere persone, passo altrettanto inosservato, al massimo posso essere preso per pazzo.
Cosa si smuove? Poco, e quel poco sembra sempre dimostrarci che il peggio deve ancora venire. Il Semi-Dio di Arcore forse si è reso conto che la sua pantomima dell'emergenza risolta non potrà durare in eterno senza essere, prima o poi, smascherata come si deve; quindi, corre ai ripari: tra poco, la patata bollente passerà agli enti locali e tutto il peggio che potrà succedere (compreso, è ovvio, ciò che è già successo e non si può nascondere) sarà a loro addebitato, scaricando l'infallibile governo centrale dalla responsabilità di ogni piccolo o grande fallimento. Prima o poi sarebbe finita così e, d'altronde, se simili provvedimenti raggiungessero il risultato di far cadere almeno un po' di teste di amministratori locali corrotti o inetti, al limite qualche risultato potremmo dire di averlo raggiunto. Ma intanto Bassolino e Iervolino stanno ancora lì, a Roma sono considerati addirittura interlocutori privilegiati anziché due parassiti da cacciare a calci nel sedere, e (vista la nota propensione degli italiani, e dei campani in particolare, a prostituirsi a chiunque occupi saldamente un posto importante) non è escluso che il loro elettorato si stia di nuovo consolidando e che il loro peso sia destinato a farsi sentire ancora tutto in occasione delle prossime consultazioni elettorali, dalle europee del 2009 in poi. "Chi ha avuto ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato ha dato, scurdammece 'o passato, siemme 'è Napule, paisa'"... è impossibile non sentirsi risuonare questo terrificante ritornello e, almeno nel mio caso, aver voglia di scappare, andare il più lontano possibile come fa il personaggio interpretato da Nino Manfredi nel film "Pane e cioccolata", quando viene espulso dalla Svizzera e si ritrova, sul treno, in compagnia di altri disgraziati che non sanno fare altro che cantare e suonare chitarre e mandolini.
E se Bassolino & Co. ancora non bastassero, occorre guardare in faccia i soggetti che stanno dall'altra parte: così si capisce perché ce lo siamo tenuti tanto a lungo, il nostro governatore. Il meno impresentabile dei soggetti espressi dal centrodestra, nella nostra regione, dovrebbe essere ancora Italo Bocchino: state un po' a sentirlo quando parla, fate uno sforzo per immaginarvi gli altri (quelli di An sembrano tutti gran signori e raffinati intellettuali rispetto a quelli di Fi, perfino il "cuozzo" Landolfi per il quale mettere insieme dieci parole in Italiano deve equivalere a tutte e dodici le fatiche di Ercole) e poi mi darete senz'altro ragione.
Lasciamo questo tipo di spazzatura e occupiamoci di quella di un altro tipo. Naturalmente sto seguendo con il solito interesse le attività della ministra sciampista Gelmini, la pupazza parlante (come Slappy dei "Piccoli brividi") che va nelle piazze e in tv a prendersi i fischi destinati a Attila Tremonti. Come la penso al riguardo, è noto. Ma vorrei aggiungere una piccola nota tecnica, da addetto ai lavori, ai provvedimenti annunciati dal governo in materia scolastica. In particolare mi ha colpito la faccenda del "ritorno al voto di condotta", annunciato da una parte come soluzione ai problemi del bullismo e denunciato dall'altra come ritorno a una scuola ottocentesca. Se mi si permette una licenza poetica, a me sembra semplicemente una boiata pazzesca.
Forse, in mezzo a quelli che non sono andati al di là della terza elementare, può esistere ancora qualcuno capace di immaginare che, per bocciare un bullo, sia necessario un voto di condotta e che, senza di questo, gli insegnanti siano letteralmente obbligati a mandarlo avanti. Nella mia esperienza in cattedra (e ormai cominciano a essere un po' di anni), non ricordo uno con il 7 in condotta che non fosse anche da bocciare per il profitto (un ragazzo o partecipa alla lezione o la disturba: e se uno disturba così tanto da meritare il 7 in condotta, vuol dire che non ha mai partecipato alle attività didattiche); ho conosciuto anche qualche raro caso da 6 in condotta, e si è trattato sempre di alunni che finivano l'anno con la media del "non classificato" . Dire che questi soggetti ora si possono finalmente bocciare, o è una battuta o è umorismo involontario, non ci sono altre possibilità. Ma poi, se si va a leggere bene il provvedimento, il 7 e il 6 in condotta rappresentano solo la "possibilità" della bocciatura, che però sarebbe certa se un alunno arrivasse aprendere 5 in condotta. Ora, mi chiedo: ma che deve fare un alunno per prendere 5 in condotta? Dalla mia esperienza diretta, credo che un simile provvedimento si potrebbe prendere solo nel caso di ragazzi che si macchino di azioni tipo rapire il preside e tagliargli un orecchio da inviare alla famiglia insieme alla richiesta di riscatto. Un provvedimento che dia ai consigli di classe uno strumento per avere la certezza di bocciare simili soggetti, non mi sembra molto importante, almeno dal punto di vista statistico. E' vero che abbiamo in giro un po' di bulli e che forse il numero è in crescita (ma non si fa prima a dire ai genitori di fare un po' più i genitori e un po' meno gli sponsor?), ma i bulli non sono mica la mafia cinese; anzi, la maggior parte di quelli che si incontrano sono tipi che fanno i gradassi con i ragazzini più deboli ma poi sono capaci di prosternarsi, versando ettolitri di lacrime, davanti a un qualsiasi adulto determinato a far valere la propria autorità. Il problema è che adulti di questo tipo non se ne incontarno molti, anche perché quelli che ci provano finiscono per trovarsi tra l'incudine (le famiglie dei bulli stessi, che sono pronte a tutto pur di difendere e sostenere le più bieche ragioni dei loro pargoli) e il martello (un'opinione pubblica che odia o disprezza tutto quanto è riconducibile alla scuola e agli insegnanti e una classe dirigente sempre più sollecita ad assecondare i più bassi istinti delle masse, alla ricerca del più facile consenso). Quindi, chi ce lo fa fare?
Finché non saranno risolti i veri problemi di chi se ne deve occupare direttamente, questi non spariranno certo da soli. I provvedimenti della parrucchiera fallita servono solo a caricare la classe insegnante di un'altra inutile responsabilità, per poter giustificare più facilmente, ora e più avanti, i tagli alla scuola pubblica e (datele un po' di tempo, poi vedrete) i sostegni economici che verranno generosamente elargiti alle private.
sabato 11 ottobre 2008
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