Dunque, è successo. Prima o poi, era inevitabile. Qualcuno, nella stampa, si è accorto che i processi a Berlusconi non facevano più notizia (salvo il dettaglio che gli hanno sempre fatto crescere i consensi: ma questo interessa solo i sociologi e, forse, gli psicologi) e quindi ha puntato dritto sugli imbrogli che si fanno dall'altra parte. Poiché ai nostri giornalisti piace vincere facile, come nella pubblicità dei "Gratta e vinci", ci si è subito orientati sul Comune di Napoli e sulla Regione Campania. Lì, si può stare certi, non importa chi comanda, ma qualcosa di marcio si trova e si troverà sempre. Vedremo poi i futuri sviluppi.
Così i Tg possono riempire gli spazi vuoti con le solite esternazioni di Clarinetto Gasparri e di Lecca-lecca Cicchitto (i due nomignoli vanno bene, tuttavia, per diversi altri), che ripetono la lezioncina imparata a memoria come "La vispa Teresa" (perché non farla anche in rima, già che ci siamo?), della sinistra che non può accampare nessuna superiorità morale. Come se qualcuno ci avesse mai creduto. A dire il vero, questo argomento è particolarmente irritante per molte ragioni, e la principale di queste è che contiene un grave elemento di discriminazione. Sì, certo, una formazione politica che annovera tra le proprie file personaggi come Bassolino non può dare lezioni di moralità nemmeno alla mafia cinese. Ma la "superiorità morale della sinistra" che dà l'orticaria ai vari Lecca-lecca e Clarinetti dalla parte opposta, in qualche modo esiste: è limitata all'elettorato, che in generale non è disposto a votare gente corrotta, o manifestamente incapace, o apparentemente losca; a differenza degli elettori di destra, che voterebbero anche un pupazzo fatto di cacca seccata purché appartenente alla loro fazione (e, guardando l'attuale composizione del Parlamento, si direbbe che l'abbiano già fatto non una ma molte volte). Ma, a quanto pare, per i Tamagotchi del Gran Capo (quei poveracci che la natura aveva creato espressamente perché si dedicassero ad attività tipo la pulizia delle latrine, mentre ora si trovano addirittura investiti di cariche pubbliche e responsabilità di governo: forse era questo il "miracolo italiano" cui B. si riferiva al tempo della "discesa in campo"), gli elettori non hanno diritto di esistere, salvo forse i propri. D'altronde, se noi non contiamo niente per quelli che sosteniamo, perché gli altri dovrebbero considerarci in qualche modo?
Ogni volta che ripenso alle primarie del Pd, mi viene in mente un irriguardoso paragone con le circostanze che portarono alla scelta del nome della mascotte dei Campionati mondiali di calcio del 1990. Se qualcuno ha buona memoria per certe questioni, ricorderà che una domenica sera, durante 90° minuto, il buon Paolo Valenti (all'epoca lo giudicavo il colmo della banalità e della dabbenaggine, oggi lo rimpiango come campione di equilibrio e buon gusto: sto invecchiando a grandi passi o è solo l'effetto della Tv attuale?) annunciò che una lunga serie di studi e test era arrivata a restringere la scelta del nome tra cinque possibilità, che riporto per la cronaca e per la Storia: Amico, Beniamino, Bimbo, Ciao e Dribbly. Secondo me, se li era inventati nel camerino, giusto cinque minuti prima di andare in onda, mentre lo truccavano (un mio amico sosteneva che Dribbly era la trascrizione della parola Dribbling pronunciata da Giuspeppe Giannini, ma non ho mai verificato la veridicità di questa affermazione). Tuttavia, ci toccò sceglierli con una sorta di "girone all'italiana": alle schedine, di settimana in settimana, era aggiunto un rigo con l'incontro tra due di questi nomi, e si segnava la preferenza per l'uno o per l'altro attraverso i soliti segni di 1, X e 2. Vinse Ciao che, obiettivamente, era il meno idiota.
Le primarie che hanno portato alla scelta di Veltroni come leader, diciamo la verità, non sono state molto diverse. Solo che ho la sensazione che stavolta abbia vinto Dribbly, cioé che, in qualche modo, abbiamo fatto la scelta più ridicola. Della quale, peraltro, non mi sento responsabile, dato che, personalmente, ho annullato di fatto la scheda aggiungendo un altro rettangolino, scrivendoci dentro il nome Prodi e mettendo la X su quello (perché sì, non è esattamente come sostenere Gandhi, Mandela o JFK, ma per quelli della mia generazione non c'è stato un politico migliore del Mortazza, come lo chiama il sempre amabile Feltri, almeno fino ad ora). Comunque, non me ne voglia il caro Walter-Dribbly, non ho proprio nulla contro di lui, ho letto con piacere un paio dei suoi libri, l'ho sempre entusiasticamente seguito come critico cinematografico e nelle sue iniziative editoriali quandi dirigeva "L'Unità": ma, siamo sinceri, per fare un vero leader ci vuole qualcosa di più. Non so spiegare perché, ma se arrivassimo alle prossime politiche con un candidato come Bersani o Cofferati, mi sentirei un po' più tranquillo.
Quanto alla "Tangentopoli di sinistra", è arrivata al momento giusto: riforma condivisa della giustizia che incapretti la magistratura (non basta prevedere la retrocessione a spugna per inumidire i francobolli dei giudici ammalati di eccesso di protagonismo?), presidenzialismo forte che esautori del tutto il Parlamento dalle sue funzioni e voilà, abbiamo rifatto il fascismo senza neppure bisogno delle leggi fascistissime. C'è solo da sperare che, una volta completato il disegno, il destino cinico e baro si ricordi che esistono anche dei ritmi naturali e richiami al più presto il Totale Vincitore al suo destino finale (memento, homo, quia pulvis est et in pulverem reverteris), con la ovvia conseguenza che, in mancanza di successori degni (un conto è votare un bandito, un altro è votare un leccapiedi: c'è un limite anche a quello che un elettore di destra può tollerare), a spartirsi il tesoro saranno quelli dell'altra parte. E, a maggior ragione, sarebbe opportuno che la sinistra, indipendentemente da come andranno le cose, non si faccia sorprendere ancora e sempre con le brache calate.
lunedì 22 dicembre 2008
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